Il marketing ha ormai superato le vecchie e tradizionali strategie, andando sempre più verso una nuova tipologia definita da Philip Kotler Marketing 3.0, in cui i consumatori – grazie alle moderne tecnologie e in particolare ai social media - sono individui più collaborativi e orientati verso un marketing culturale e spirituale.

Il Marketing in politica è stato sempre utilizzato ma solo negli ultimi 20 anni in Italia si è arrivati a livelli di approccio strategico in qualsiasi schieramento, idea, colore. C’è stato un passaggio “epocale” ma silenzioso, gli imperativi dettati dalla tv sono stati sostituiti progressivamente da quelli imposti dal marketing di ultima generazione.

In Italia è stato Silvio Berlusconi a imprimere la svolta, a interpretare in modo quasi impeccabile un universo senza più ideologie e con appartenenze deboli. Abile timoniere di una nave rappresentata dal primo vero mass media, la televisione, che ha dominato la scena per decenni, ma poi il web ha conquistato terreno, consentendo ai cittadini di avere rapporti diretti con aziende e organizzazioni.

Interprete del cambiamento è stato il movimento politico fondato da Gianroberto Casaleggio, uno che di Marketing se ne intendeva, e da un comico, Beppe Grillo, insieme hanno saputo declinare politicamente il marketing relazionale permettendo agli elettori di costruire legami, di discutere programmi e anche di entrare direttamente nelle istituzioni. Probabilmente la scelta di conformarsi ad un mondo trasformato dai social network ha influito abbondantemente sul successo di quella che sembrava un’idea futurista.

La politica è diventata un’esperienza emotiva e si rafforza nelle relazioni della comunità, ovviamente le altre forze politi non sono rimaste a guardare, l’ideatore di Forza Italia, Silvio Berlusconi, nonostante le difficoltà degli ultimi anni, è ancora un gigante della comunicazione politica e della propaganda. Il Cavaliere sa benissimo dove stiamo andando e sta sottoponendo il suo partito a una lenta, ma profonda, mutazione. L’attuale leader del Pd, Matteo Renzi, ha intuito la posta in gioco ma è chiuso in un recinto politico che sarà molto complicato trasformare sul modello dei Democratici di Bill Clinton, del New Labour di Tony Blair o di En Marche! di Emmanuel Macron.

Vendiamo quindi quali strategie e quali strumenti hanno caratterizzato le campagne e le elezioni all'estero.

 

Nell’articolo precedente, se te lo sei perso lo trovi qui, abbiamo visto in generale come lo Sconto sia una finta e, a lungo andare, dannosa soluzione per aumentare le vendite, passiamo nel dettaglio a capire perché si è portati a ragionare al ribasso per attirare nuovi clienti.

Partiamo dal pensiero comune, qual è la cosa più semplice ed efficace che puoi fare per aumentare le vendite? La risposta tipica sarebbe ovviamente abbassare i prezzi o fare degli sconti.

Viene facile pensare che una cosa fatta da tutti sia in un qualche modo giusta, ma sfugge di vista il punto che non è che tutti siano esperti di Marketing, infatti se analizzassimo a dovere questa strategia potremmo accorgerci che, sì, sarà pure semplice, gli sconti permettono di vendere più facilmente nell’immediato, ma efficace, no di sicuro.

Se hai mai venduto qualcosa probabilmente avrai già verificato che lanciare un’offerta a un prezzo ridotto per pochi giorni crea un picco di vendite, spesso è l’unico modo che si conosce per assicurarsi un profitto sufficiente.

Il problema nasce però dalla consuetudine, soprattutto negli ultimi anni, di avere un periodo di sconti perenne. Trascinati soprattutto da internet e dalle grandi catene, molte attività, in vari settori, passano praticamente quasi 20 giorni al mese con i prezzi ribassati.

Pochi però vanno poi a pensare a cosa succede con il protrarsi di questa scelta.